Paravia, 2012. — 742 p.
Nel corso del Quattrocento in Italia si verifica una vera e propria svolta della civiltà, con fondamentali mutamenti nelle visioni del mondo, nelle espressioni letterarie e artistiche, negli studi scientifici: ha inizio un’era nuova, che nella tradizionale periodizzazione storica viene designata come Rinascimento. In questa svolta l’Italia è decisamente all’avanguardia e anticipa sul tempo gli altri paesi europei: quando la penisola è già tutta un fermentare di esperienze nuove, in Francia, Germania, Inghilterra si è ancora in pieno Medio Evo.
Come nel caso di ogni grande periodizzazione, bisogna però stare attenti a non contrapporre meccanicamente le due età, Medio Evo e Rinascimento. Già nei secoli precedenti il Quattrocento era possibile individuare intuizioni, concezioni, innovazioni metodologiche nel pensiero e stilistiche nella letteratura e nelle arti che facevano presagire gli sviluppi futuri (e abbiamo cercato di metterle in luce); viceversa ancora in pieno Quattrocento o Cinquecento vi sono zone di resistenza in cui sopravvivono modi di pensare e di esprimersi che ricordano il Medio Evo. E questi elementi eterogenei sono spesso inestricabilmente mescolati tra di loro, non solo entro lo stesso centro culturale, ma all’interno dello stesso scrittore e artista, o addirittura all’interno della stessa opera.
Esiste inoltre un problema di periodizzazione interno al Rinascimento stesso. Si distinguono solitamente la fase dell’Umanesimo, che coincide all’incirca con il Quattrocento (ed è l’epoca della rinascita dell’interesse per l’antichità e della riscoperta dei classici), e quella del Rinascimento vero e proprio, che occupa i primi decenni del Cinquecento, ed è l’età del consolidamento della nuova civiltà, del trionfo del classicismo e della cultura cortigiana, della piena maturità espressiva nella letteratura e nelle arti. In effetti si tratta di un periodo unico, con tratti fondamentali comuni, senza vistose fratture all’interno. Ma i due momenti hanno pur sempre una fisionomia specifica che li individua; e a distinguerli, tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento, vi sono eventi storici risolutivi: la grande crisi e la perdita dell’indipendenza da parte degli Stati italiani, le scoperte geografiche, l’affermarsi delle armi da fuoco e la rivoluzione delle tecniche militari, la diffusione della stampa, la Riforma protestante. Per questo, pur consapevoli delle linee di fondo comuni, preferiamo trattare separatamente i due periodi, proprio per poter cogliere più da vicino i tratti specifici delle loro fisionomie.
Indice del volume
L'età umanistica
Dal "disprezzo del mondo" alla "dignità dell'uomo"
L'edonismo e l'idillio nella cultura umanistica
Il poema epico-cavalleresco
L'età del Rinascimento
La trattatistica sul comportamento
La poesia petrarcista
La prosa narrativa
L'anticlassicismo
Ludovico Ariosto
Niccolò Machiavelli
Francesco Guicciardini
L'età della Controriforma
Tra eresia e utopia
Torquato Tasso