Roma: LAS, 1982. — 200 p.
In questo libro è, per così dire, concentrato tutto il piemontese dì Don Bosco, dalla lingua parlata alla lingua scritta e, per di più, in versi: un particolare che non tutti sanno. Poiché le rime anonime, scorrevolmente piacevoli, popolari, dell’almanacco II Galantuomo, dal 1854 al 1861, sono con quasi assoluta certezza da attribuirsi a lui.
Perché codesta insistenza nel parlare e scrivere la lìngua del popolo? Perché vuol essere capito bene, come in famiglia, a tu per tu con chi ascolta o legge. Perché gli insegnamenti della parola di Dio penetrino fino in fondo e dal cuore mettano radice nel cuore. Ma anche perché il piemontese è non solo la lingua del popolo, ma la lingua di tutti i piemontesi. Una lingua minore, ma una lingua. Del popolo e della nobiltà. E ’ tutt’uno.